Era un sabato di inizi ottobre, cielo terso, un sole caldo di quelle estati che tardano a finire, noi, emozionati per il suo debutto nell’attività sportiva lo accompagnammo al campetto vicino alla sua scuola.
Lui 6 anni, quasi, la sua manina ossuta intrecciava le nostre, il suo sguardo: timido e curioso. Noi testa alta, fieri e orgogliosi di avere già un futuro rugbysta in casa. Per un’ora: corre, salta, rotola, si avvinghia, poi…
– Mi dispiace, d’altronde con fisico che ha vostro figlio non farà molta strada nel mondo del rugby-
Lacrime ferme in gola, un orgoglio di madre e soprattutto di padre offeso. Si certo, non è un fustacchione nostro figlio, lo sappiamo bene, è al limite dei percentili da sempre, ma forse a 6 anni la priorità è il divertimento non il successo. Lui la prende meglio di noi: -Va beh mamy ci sarà un’altra squadra a Milano che mi vuole!-. Veniamo a sapere che proprio dietro casa, all’idroscalo, si allena una certa ASR, campo nuovo di zecca, prima squadra in serie A, gli amici milanesi ce ne parlarono subito bene, noi estranei dal mondo del rugby non avevamo la minima idea di dove stessimo andando a finire.
Ci eravamo avvicinati in punta di piedi ad un allenamento, avevamo le spalle forti, pronti ad accusare un altro colpo. Nel presentarci, quasi ci eravamo scusati con l’allenatore per la fisicità di nostro figlio: snella, ossuta, un fascio di nervi, puntavamo tutto sul carattere: un tranquillone, non una testa calda, un casinaro, un bimbo timido e gentile...e mentre parlavamo ci rendevamo conto di elencare una serie di caratteristiche lontane dallo stereotipo di un giocatore di rugby, vuoi vedere che aveva ragione “quello lá”, il dubbio ci avvolse.
Tale Gió, smentì subito tutto, con un sorriso nascosto dai rasta ci disse: – Nel rugby c’è posto per tutti, QUI, c’è posto per tutti!-. Così delle scarpette numero 28 e una maglia che pareva un prendisole diventarono presto la sua seconda pelle.
All’inizio non è stato facile per un timidino inserirsi in un gruppo già bello solido e formato; è stata dura per Lui e soprattutto per noi genitori attanagliati dal dubbio che insistere fosse la cosa più giusta per lui. In ASR ha trovato da subito quel calore e quella sicurezza che solo una famiglia sa dare, il resto è venuto da sé. Sono state proprio le “teste calde” della sua squadra ad accoglierlo, avvicinarlo passo dopo passo allo spogliatoio, terreno oscuro per lui fino a quel momento. In campo le mazzate e fuori i puffetti su quella sua testolina bionda e simpatica. Poi un giorno qualcosa è accaduto! Un interruttore si è acceso, saranno state le chiacchierate con tale Giò a infondere in lui sicurezze e coraggio, saranno stati quelli grossi, quelli magri, quelli alti, quelli bassetti, quelli tarchiatelli, quelli con disabilità…o semplicemente è stato lui ad aver trovato il suo posto! Nei suoi placcaggi da seienne metteva tutto il riscatto di quella frase che riecheggia ancora nella mia testa ” il rugby non fa per Lui“. Nei suoi scatti ancora oggi c’è la libertà di una bambino che sta diventando uomo senza accorgersene.
Piano piano abbiamo iniziato tutti a prendere dimestichezza con alcuni termini che trovavano già posto nei nostri valori di vita: sostegno, rispetto, fiducia, meta e ben presto anche noi genitori abbiamo capito che eravamo nel posto giusto al momento giusto e ogni dubbio ha cessato di esistere.
In 5 anni con la sua tenacia, il suo impegno e la sua tenerezza ha conquistato l’affetto e la simpatia di compagni e allenatori, gli è stato attribuito il titolo di: “guerriero dal cuore grande”. I suoi educatori ci hanno sempre detto di lui le cose più belle che un genitore si possa sentire dire, tipo quella volta dopo un torneo di pioggia freddo e fango un allenatore mi disse: – Ma signora come ha fatto a farci stare un cuore così grande dentro un corpicino così piccolo?-
ASR costruisce con una palla ovale le fondamenta dei futuri uomini di domani e gliene saremo sempre grati, è un posto magico, dove il bordocampo diventa terapia, dove un torneo diventa dipendenza e dove l’amicizia diventa un punto fermo. Dietro una birra e una salamella abbiamo trovato tanti amici e anche qualche nemico, alla fine anche quelli servono nella vita, perché se non hai avversari non puoi giocare da solo.
Detto tutto ciò…cosa c’entra un rugbysta con un marinaio?
Marinaio: colui che sta a bordo, colui che fa la vita del mare.
Rugbysta: colui che gioca a rugby, colui che fa la vita del rugby.
E quindi cosa hanno in comune questi due personaggi dalle mani grosse e forti?
Molto più di quanto si possa pensare, perché per trovare punti di contatto dobbiamo andare oltre ad una palla e una barca. Se si fa un passo più in là ci si trova dentro tutto quello per cui vale la pena vivere queste esperienze.
Ma vediamo direttamente con gli occhi di chi scende in campo…o sale in barca…
DOMANDA: Iago cosa hanno in comune secondo te un rugbysta e un marinaio?
IAGO: Tutti e due sono gentili e fanno quello chi gli piace con passione anche se spesso si fanno male o c’è brutto tempo.
La prima domanda mi ha spiazzato nella sua completezza che non ho avuto il coraggio di passare alla seconda….
Ed è proprio cosi, sia nel mare come in campo, l’umiltà e il rispetto nei confronti di chi sta dall’altra parte sono le basi. Una squadra affiatata, come del resto un equipaggio solido, sono le peculiarità per raggiungere gli obiettivi. La natura fa da cornice ad entrambe e soprattutto ci sono sempre litri di birra da condividere con gli amici!
Il rugby sarà sicuramente la cosa che ci mancherà di più in questo anno che faremo in giro per mare. La quarantena ha pensato bene di metterci a dura prova, la quotidianità, il contatto umano, la condivisione… tutto è venuto a mancare e continuerà a mancare, ma come un marinaio non smette di amare il mare anche se non lo vede per un po’…lo stesso varrà per la nostra famiglia rugbysta!
GO ASR GO!!! VI SOSTERREMO SEMPRE ANCHE OLTRE OCEANO
Buongiorno sto seguendo la vostra stupenda avventura!!!! Complimenti, state facendo quello che ognuno di noi vorrebbe fare ma che non abbiamo il coraggio di fare, invece voi si. Grazie per darci la possibilità di seguirvi, di conoscervi, di guardare, anche se da lontano, le meraviglie che state scoprendo…e per darci il coraggio di cambiare 🙂 complimenti per la bellissima famiglia che siete. Un abbraccio Serena
Che bel pezzo, che bella esperienza, che bello tutto.. noi vi sosterremo da qui, come fa una famiglia. Un abbraccio.
dopo aver letto tutta la storia dico scrivo e provo UNA GRANDE EMOZIONE E ANCORA DI PIU’…..ciao Iago, nonna RO.
Che il vostro anno possa essere fantastico e ricco di esperienze, ci rivedremo nelle Giovanili dove Iago avrà tanto da raccontare.
Nel mare e nel rugby non si lascia indietro nessuno! E poi nel rugby come in barca si capiscono i momenti in cui si parla , quelli in cui si deve tacere, e quelli in cui bisogna fare. Insieme.
Forza As Rugby ? e soprattutto forza voi marinai con le palle……ovali ?? sarà appasionante, emozionante ed entusiasmante seguirvi ed accompagnarvi nella vostra avventura ?
Che dire…. pelle d’oca nel leggere quante emozioni e vita vissuta ci siano dietro a queste righe scritte “cont el coeur in man”…. Vento in poppa per voi!!!